sabato 8 novembre 2008

LA FINANZIARIA

Qualcuno sicuramente ricorderà il dl. 112, quello contro cui Salvatore Settis tuonò, quello che fu poi trasformato in finanziaria, quello che sottrae ai Beni culturali 228 milioni nel 2009, 240 milioni nel toto e 423 milioni nel 2011 con un taglio complessivo di quasi un miliardo che, aggiungendosi ai 150 milioni, utilizzati a copertura dei mancati introiti Ici (decreto sull`esenzione dell`Ici per la prima casa Dl 93/2008) , quello che “infliggerà un colpo mortale a un`amministrazione già in grande sofferenza per mancanza di risorse!!!”(S. Settis, Beni culturali in liquidazione?, apparso sul Sole 24 Ore, 4 luglio 2008).
In questi giorni sarebbe dovuta partire la discussione per l’approvazione della legge finanziaria, ma le forti contestazioni sui tagli alla scuola hanno portato i ministri a modificare il testo eliminando così la parte relativa all’istruzione, all’università e alla ricerca. A questo punto, una finanziaria mutila sarebbe dovuta essere discussa e poi approvata se condivisa. Con tutto il rumore fatto fino ad ora il Governo non era certo che la finanziaria sarebbe passata senza problemi, allora che fare?
Ma la soluzione a questo dilemma è semplice.
La finanziaria diventa più snella, di soli tre articoli (e non 85 come la precedente) in modo che i singoli emendamenti debbano essere accettati in un sol colpo (qui potrete leggere il nuovo testo: http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=85705&idCat=3) ; poi per evitare ogni tipo di discussione o tentativo di blocco si fa passare il tutto con la fiducia!!!
Ed ecco fatto! Tutto va avanti come se niente fosse…
Se qualcuno di voi si chiedesse se questo modo di fare sia giusto e attendesse che qualcuno parli, la risposta potrebbe giungerci da persone che non avremmo mai immaginato. Ieri mattina, infatti, Gianfranco Fini si è svegliato e, forse colto dai rimorsi, ha affermato che se il Governo dovesse mettere la fiducia "ci troveremo in presenza di una situazione non soltanto anomala ma anche politicamente deprecabile. Una situazione che toglie alla Camera il diritto dovere di emendare e di assumersi le proprie responsabilità, attraverso il formarsi di maggioranze su questo o quell'emendamento".

Io a questo punto interromperei questo horror politico a puntate sperando di mettere presto la parola fine alle nostre paure quotidiane.
Intanto la protesta va avanti!!
MARTEDI’11 ALLE ORE 16 LEZIONE DEL PROF. S. ROSSI A SAN LUIGI DEI FRANCESI E POI A SANT’AGOSTINO ACCORRETE NUMEROSI E’ UN MODO PER FARCI SENTIRE PIU’ FORTE!!

venerdì 7 novembre 2008

IL DECRETO SULL’UNIVERSITA’

Credo che a questo punto sia giunto il momento di chiarirci un pò le idee su come stia reagendo il Governo alle nostre contestazioni.
Dopo le innumerevoli proteste di tutte le categorie sociali in qualche modo correlate allo studio di ogni ordine e grado;
dopo che l'opposizione (il cui risveglio lo dobbiamo alle nostre urla) ha cominciato a farsi sentire;
dopo che anche nella stessa maggioranza alcuni senatori si sono accorti di aver sbagliato qualcosa nel metodo comunicativo e nei tempi;
insomma dopo tutto quello che la democrazia può dire e fare per cercare di far rinsavire qualcuno;
finalmente il ministro Gelmini ha cominciato a pensare di aver fatto un piccolo errorino di calcolo.
Il Consiglio dei Ministri ieri si è riunito ed ha subito preparato un decreto-legge dal titolo "Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l'efficienza del sistema universitario" (potete leggere qui il comunicato stampa ufficiale
http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?d=40920)
In breve riportiamo le principali variazioni rispetto alla ben nota 133.
Per rendere più efficace e più oculata la gestione delle risorse delle università, il Consiglio dei Ministri ha stanziato 500 milioni di euro «che saranno assegnati sulla base della valutazione scientifica, in modo meritocratico».
Il termine meritocratico alle volte suona troppo simile al termine “a discrezione del Governo”, ma non facciamo dietrologie e continuiamo con le novità proposte..
Il blocco del turn over è stato rivisto nel seguente modo “Gli atenei-cicala, cioè quelli che spendono troppo per il personale, non potranno assumere docenti e ricercatori. Per atenei-formica, quelli con i conti in ordine, il blocco del turn over (a quota 20 per cento) salirà al 50 per cento e le assunzioni dovranno favorire i ricercatori, a tempo indeterminato e determinato(da “La Repubblica” 6-11-08)”.
Ma nella storia la cicala non moriva?
Infine i tagli previsti per il 2010 resteranno, ma a detta del Consiglio dei Ministri,“abbiamo un anno e anche di più per iniziare un percorso di riforme che rendano questi tagli meno dolorosi". Io questo lo chiamerei rimandare!
Ora che avete sentito come sono cambiate le cose riguardo la nostra università starete sicuramente gioendo…o forse no?

domenica 2 novembre 2008

DIAMO I NUMERI....

E’ davvero difficile seguire l’evoluzione delle ultime vicende decisionali del Governo, vuoi perché si è arrivati ad una fase piuttosto frenetica, nella quale clamorose asserzioni e immediate smentite si susseguono in maniera convulsa, vuoi perché spesso l’informazione pecca di sensazionalismo che, anziché chiarire, mischia le carte in tavola. Ad ogni modo oggi il giornalista Claudio Tito pubblica su La Repubblica.it un articolo che ai nostri occhi dovrebbe apparire come un grande passo avanti per il nostro movimento di protesta. (http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-5/stop-universita/stop-universita.html).

A quanto pare, come si evince dall’articolo, il premier Berlusconi preferisce rimandare la discussione sulla riforma universitaria, prevista per la prossima settimana, poiché “il clima è troppo acceso” e una forzatura di questo tipo potrebbe compromettere di molto l’alto livello di consenso raggiunto dal team di palazzo Chigi. Un’ottima notizia se non fosse che prontamente l’indiscrezione è stata smentita dalla memory card del nostro Presidente del Consiglio, vale a dire il sottosegretario Paolo “mettici una pezza” Bonaiuti, che in una nota (http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/politica/rep_politica_n_3388559.html) si limita a ribadire l’urgenza di una riforma organica che investa il mondo accademico. Dunque il Governo tira dritto…pare.

Aspettando ansiosi ulteriori notizie in merito, analizziamo dei dati, questi sì certi e immutabili, che come al solito non possono confortarci.

Nel World University Rankings 2008, che valuta la qualità degli atenei di tutto il mondo, la prima università italiana a comparire in graduatoria è quella di Bologna, che si classifica al 192esimo posto, mentre nel 2007 era al 173esimo. Il nostro ateneo perde ben 22 posizioni sprofondando al 205esimo posto. Nelle prime posizioni spadroneggiano le università americane (Harvard prima e Yale seconda) e inglesi (Oxford e Cambridge, rispettivamente terza e quarta). E grazie al ciufolo direte voi, con quel popò di rette!

Per quanto riguarda gli investimenti l’Italia è tra gli ultimi paesi del G8: dai dati Ocse del 2007, pubblicati dall'Academic Sourcebook, “la spesa prevista per la formazione universitaria dall'Italia è di 8,8 dollari a studente. posto. La Germania ed il Giappone spendono 11,600 dollari a ragazzo, la Francia 10,70, il Regno Unito 11,90 mentre gli Stati Uniti investono per l'Higher Education 24,10 dollari a studente. Per contro, secondo l'Ocse, il nostro Paese risulta nella media per la spesa a studente per la scuola primaria e secondaria e pari a 7,7 dollari, contro una media che va dai 6,5 dollari della Germania agli 8,9 degli Stati Uniti”(da Messaggero.it, 2/11/08). Insomma, laddove eravamo all’avanguardia (scuole elementari e medie) si è andato a intervenire con tagli indiscriminati. Forse per coerenza…chissà?!

Ma non deprimiamoci: la contestazione va avanti. Per mercoledì, come molti di voi già sapranno, è stata fissata un’altra assemblea, dove verranno discusse le modalità di protesta più consone al nostro “mestiere” di storici dell’arte. Vi comunicheremo l’orario e il luogo esatti attraverso cartelli appesi in dipartimento e tramite e-mail.

Ora arriva il bello…

venerdì 31 ottobre 2008

L'ARTICOLO 16

È importante prima di tutto chiarire alcune cose riguardo l’effettivo bersaglio delle nostre proteste, spesso confuse e proprio per questo meno efficaci. Bisogna sottolineare che non è il decreto Gelmini a causare danni al sistema Universitario e alla Ricerca, bensì l’ex decreto 112, divenuto Legge 133, proposto dal Ministro Tremonti e approvato dalla maggioranza il 28 Agosto. La legge 133 è una finanziaria, composta da 85 articoli e solo alcuni di questi sono legati all’Università e alla Ricerca. È bene che sappiate, per chi ancora non ne è a conoscenza, che le leggi finanziarie in Italia non possono essere abrogate tramite referendum (la proposta espressa dagli esponenti dell’opposizione fa, quindi, riferimento al solo decreto Gelmini), le nostre proteste, devono puntare alla ridiscussione della finanziaria in Senato limitatamente agli articoli di cui adesso, in breve, vi illustreremo i sicuri effetti.
Il testo della legge è linkato al sito della camera, così potrete leggerla per intero se ne avrete voglia o leggere solo gli articoli che interessano l'Università.


Iniziamo con L’ARTICOLO 16 dal titolo: ”Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università”. Causerà un aumento sicuro delle tasse, sia che l’università diventi fondazione di diritto privato sia che resti pubblica ma debba reperire altri fondi. Divisione tra atenei di serie A e serie B e conseguente svalutazione del titolo accademico. “
“L’art. 16 della legge 133, che offre la ‘libertà’ alle Università di trasformarsi in fondazioni, appare un rimedio tecnicamente ben poco efficace e segnala un forte regresso culturale del Paese nel dichiarare la propria indisponibilità a investire nel sistema pubblico. L’università italiana rischierà così di trasformarsi in uno pseudo-liceo, contenitore di una didattica povera e minimale, esamificio da cui la ricerca scientifica sarà espulsa, come un corpo estraneo”.(dalla lettera di protesta inviata dall’Ateneo ai ministri Gelmini e Tremonti)

INTRODUZIONE

In questi giorni, come saprete, sono nate innumerevoli forme di protesta contro la Legge 133 in ogni ateneo italiano e noi vorremmo, attraverso l'apertura di questo blog (e non solo), informare in primo luogo sui danni che la Legge andrà causare, non soltanto alla ricerca e all'Università, ma al nostro corso di studi e conseguenzialmente ai possibili sbocchi lavorativi futuri per quanto riguarda l'ambito dei Beni Culturali.
Noi vorremmo che questa pagina web diventasse un contenitore di idee e proposte, una raccolta di pensieri e appelli concreti e fattivi; insomma vorremmo che tutti voi collaboraste alla realizzazione e al mantenimento di questo spazio al fine di far nascere proteste sempre più intelligenti e coinvolgenti, volte a catturare l'attenzione e l'appoggio di tutta l'opinione pubblica.
In questi primi post analizzeremo la legge nella misura in cui essa va a ledere e quindi a mettere a rischio la nostra attività primaria: "LO STUDIO!"